martedì 6 novembre 2018

ll'aneme d''o priatorio

ll'aneme d''o priatorio

A quanti di noi è capitato di imbatterci, per i vicoli della città, in una di quelle edicole sacre che la gente del posto costruisce per i propri cari defunti? Il web (e anche wikipedia!) ne è ormai pieno. 
Noi qui non ci occuperemo delle edicole sacre in generale, trattandosi di un blog specificamente linguistico, ma di un solo particolare tipo di questi piccoli sacrari, quelli che vengono comunemente chiamati ll'aneme d''o priatorio, alla lettera le anime del pregatorio/purgatorio (ambivalenza dovuta ovviamente a una torsione linguistica, giacché in napoletano priare è pregare, e non certo purgare). 

Una cosa che mi sono sempre chiesto fin da bambino è perché quelle povere animelle fossero rappresentante come agonizzanti in un un fuoco perpetuo. Sembravano più dannati che penitenti... Ecco allora che pochi anni dopo, a scuola, la risposta mi venne da Dante:

vedrai li antichi spiriti dolenti, ch’a la seconda morte ciascun grida;        e vederai color che son contenti nel foco, perché speran di venire quando che sia a le beate genti.

In Inferno I 116-120, Virgilio parla delle anime che, alla lettera, sono contente di stare nel fuoco, perché hanno la speranza di salire al paradiso una volta scontata la propria colpa (e altri riferimenti ci saranno ovviamente nel Pugratorio vero e proprio). 
Secondo la religione cattolica-popolare, infine, è risaputo che le anime del purgatorio possano ricevere uno "sconto" alla propria condanna grazie alle preghiere dei propri cari in vita. 
Ecco che allora ci spieghiamo la deformazione linguistica! Le anime del purgatorio diventano quelle del "pregatorio" per una sorta di espansione semantica del sintagma che vede collegate purga e preghiera in un rapporto di causa-effetto. Mi è stato difficilissimo ricostruirlo. 




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Cari lettori, 'O napulitano, il (ragazzo) napoletano, è un blog fondato nel 2015, e che a fasi alterne è attivo ancora oggi. Esso nasce dalla curiosità e dall'amore nei confronti del proprio dialetto. Senza alcuna pretesa 'didattica' in questo spazio si riportano i ragionamenti sulle espressioni più curiose che capitano all'orecchio del fondatore o dei suoi amici. A questi sono affiancati, di tanto in tanto, post con testi poetici, osservazioni sulla lingua scritta, e indicazioni sulla corretta scrittura, tutto ovviamente ancora lungo la linea del buon napoletano.  

Per qualunque tipo di segnalazione o commento, oltre allo spazio lasciato qui sotto, potete scrivere a: perrone.anto@hotmail.com, o cercare su Facebook Antonio Perrone; è infatti possibile pubblicare post e approfondimenti a nome di altri, utilizzando questo blog come un luogo di condivisione pubblica. 

Vi ringrazio per la vostra attenzione e per il vostro sostegno. 

AP



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